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Agentic AI: come costruire cultura e fiducia nell’adozione AI

Scritto da BID Company | 6-nov-2025 14.18.20

 

Dopo la corsa agli esperimenti e all’entusiasmo iniziale sull’Intelligenza Artificiale, oggi l’attenzione si sposta su un tema più profondo: come portare davvero l’AI dentro le organizzazioni, in modo sostenibile, sicuro e utile alle persone.

Secondo uno studio de Il Sole 24Ore (Radiocor), il 34% delle aziende europee ha già avviato progetti di AI. Ma meno della metà è riuscita a trasformarli in risultati concreti. Il motivo? Non è (solo) la tecnologia. Spesso a mancare è una cultura aziendale pronta ad accogliere l’AI, con la giusta governance, fiducia e consapevolezza.

In Italia, la spinta arriva dal PNRR e dal nuovo AI Act europeo, che incoraggiano un’adozione responsabile e trasparente. Ma la vera sfida è un’altra: trasformare la curiosità in competenza, e la competenza in valore condiviso.

AI e comfort zone possono coesistere

Siamo abituati a leggere la comfort zone come un vincolo, qualcosa da superare per evolvere.
Eppure, nel momento che stiamo vivendo, rappresenta un valore prezioso. È lo spazio in cui risiede la conoscenza dell’organizzazione: i suoi processi, la sicurezza, le regole, la familiarità delle interfacce, il modo in cui dipendenti e clienti si muovono ogni giorno.

Un’organizzazione che adotta l’intelligenza artificiale non può permettersi di perdere questa identità.
Deve invece evolvere la propria comfort zone, integrando la tecnologia nei processi esistenti, adattando la UI e la UX ai comportamenti consolidati, e accompagnando le persone nella transizione.

Un fornitore tecnologico ha il dovere di avvicinare le proprie soluzioni al contesto del cliente, rispettandone il linguaggio, la cultura e le regole.
L’innovazione più sostenibile non è quella che rompe tutto, ma quella che si innesta nel familiare per farlo crescere — aggiungendo fiducia, trasparenza e capacità di apprendimento continuo.

Agentic AI: la collaborazione che supera l’automazione

Dentro questo equilibrio tra continuità e innovazione, emerge un concetto chiave: Agentic AI.
Non è una semplice evoluzione tecnologica, ma una nuova forma di interazione tra persone e macchine.
Con l’AI agentica, gli utenti non si limitano più a “usare” strumenti intelligenti: collaborano con agenti proattivi, capaci di comprendere contesti, apprendere dai comportamenti e supportare le decisioni in modo più naturale.

Questa evoluzione alza il livello di ingaggio.
Dopo anni di automazione che hanno liberato tempo ma spesso appiattito la motivazione, l’AI agentica restituisce stimolo e partecipazione.
Rende il lavoro più interessante e dinamico, spinge le persone a sviluppare nuove soft skill — come la curiosità e il problem solving — e nuove hard skill, legate all’interazione con strumenti intelligenti.

In questo senso, l’AI agentica non sostituisce, ma potenzia la forza lavoro, offrendo strumenti che amplificano il valore umano invece di ridurlo.
È una tecnologia che aiuta a uscire dalla noia della routine, riportando le persone al centro dell’innovazione.

Come favorire un’adozione concreta e sostenibile dell’AI

Come abbiamo sottolineato, la sfida sull’adozione dell’AI non è solo tecnica, ma culturale.
Integrare l’AI nei processi aziendali significa rivedere abitudini, linguaggi e modalità di decisione.
In altre parole, significa creare un contesto di fiducia e consapevolezza in cui le persone possano sperimentare, imparare e migliorare.

Per affrontare questa complessità serve una bussola, un quadro di riferimento che aiuti a connettere visione strategica, cultura organizzativa e tecnologia.
È in questa prospettiva che nasce il Data & AI Manifesto: non come documento prescrittivo, ma come mappa di principi e pratiche che guidano l’adozione responsabile dell’intelligenza artificiale

All’interno del Manifesto, due elementi assumono un ruolo centrale: la contestualizzazione, intesa come capacità di costruire fiducia attorno ai sistemi intelligenti, e la cultura, come terreno fertile su cui far crescere competenze e consapevolezza.
Insieme, questi due pilastri rappresentano la condizione necessaria perché l’AI diventi davvero parte della vita aziendale, e non solo una sperimentazione di breve periodo.

Contestualizzare per creare fiducia

La fiducia non si impone: si costruisce, passo dopo passo.
Nel Manifesto, la sezione Contextualization & Trust unisce le esigenze di business con la parte più tecnica dell’intelligenza artificiale.
L’obiettivo è chiaro: rendere l’AI leggibile e controllabile, così che chi la utilizza possa comprendere come e perché arriva a certi risultati.

In questo processo, BID parte da un principio semplice: ogni sistema intelligente deve parlare il linguaggio del business.
Per questo, ogni progetto inizia da KPI concreti, strumenti di explainability per spiegare i risultati, e regole di sicurezza che proteggono dati e persone.
È la differenza tra “un modello che funziona” e “un modello in cui ci si può fidare”.

La fiducia nasce anche dall’esperienza utente: interfacce chiare, processi trasparenti e comunicazione accessibile.
L’AI deve farsi capire, non imporsi. In altre parole, la contestualizzazione non è solo un passaggio tecnico, ma un gesto culturale, un modo per connettere la logica della macchina con quella delle persone.

Cultura: l’anello umano della catena digitale

Ogni tecnologia, per funzionare davvero, ha bisogno di essere capita.
Nel Manifesto, la sezione dedicata alla cultura mette in evidenza tre dimensioni fondamentali: Education, Accompaniment e Literacy.
Tre parole che descrivono un unico obiettivo: aiutare le persone a trovare il proprio posto nel cambiamento.

  • Education significa creare consapevolezza diffusa, non solo nei reparti IT ma in tutta l’azienda.
    Capire cosa può fare l’AI e cosa no, quando usarla, come valutarne i risultati.
  • Accompaniment è il supporto costante lungo il percorso di adozione: qualcuno che aiuta, facilita, traduce il nuovo in pratiche comprensibili.
  • Literacy, infine, è la capacità di usare e interpretare la tecnologia con spirito critico.
    Non basta saper scrivere un prompt: serve capire i limiti, i bias, le implicazioni etiche.

Proprio per rendere concreto il pilastro di Education, BID Company ha avviato nel 2023 il Generative AI Hub, un programma dedicato alla formazione e alla diffusione della cultura dell’AI.
Attraverso workshop, momenti di awareness e percorsi di accompagnamento, il Generative AI Hub aiuta le persone a costruire fiducia e competenza, traducendo la curiosità in pratica quotidiana.
È una delle leve con cui BID promuove la AI literacy come fattore competitivo e culturale, non solo tecnologico.

Un percorso condiviso, non una gara

Adottare l’intelligenza artificiale non è una corsa a chi arriva per primo.
È un percorso di crescita condivisa, in cui ogni organizzazione trova il proprio equilibrio tra innovazione e identità.

La vera sfida è creare le condizioni per far evolvere la cultura e le competenze in modo coerente, senza forzature.


BID Company – part of DGS – accompagna le imprese in questo cammino con un approccio pragmatico: aiutare le persone a comprendere la tecnologia, costruire fiducia nei processi e dare continuità ai risultati.

Perché il valore dell’AI non sta solo nei modelli o negli algoritmi, ma nella capacità collettiva di dare senso a ciò che la tecnologia rende possibile.